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SEO per i mercati internazionali

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SEO: l’ABC per sbarcare all’estero.

Ormai anche in Italia abbiamo capito quanto sia importante la presenza dei brand online, con un sito intuitivo, un SEO accurato, una presenza attiva sui social e magari un e-commerce ben fatto. Ora dobbiamo chiederci su quali mercati internazionali potremmo atterrare con la nostra strategia di marketing digitale. E di conseguenza come fare ad ottimizzare la nostra presenza online anche all’estero.

Fare le stesse cose ma in una lingua diversa non è certamente la soluzione corretta. L’internazionalizzazione è qualcosa di più complesso: bisogna quindi adattare il sito, l’e-commerce e gli eventuali social in un’ottica SEO per ottimizzare la propria presenza in altri Paesi e avere la giusta visibilità verso nuovi clienti, potenziali stakeholder e una community diversa da quella italiana.

Il primo passo è studiare il mercato di riferimento. Infatti non tutti i Paesi hanno lo stesso potenziale di crescita, né sono adatti ad accogliere qualunque tipo di prodotto. Inoltre, è fondamentale essere onesti e capire se si è pronti ad affrontare un nuovo mercato. Le sfide sono molte e bisogna essere in grado di vincerle.

Per individuare il proprio potenziale inespresso sul piano internazionale, abbiamo a disposizione tre strumenti:

  1. L’analisi dei dati geografici di Google Analytics: grazie a questo supporto possiamo sapere chi atterra sul nostro sito, verificandone il Paese di provenienza.
  2. Le indicazioni fornite da Google Finder Market. Inserendo l’URL del proprio sito, o una parola chiave relativa al prodotto, questo tool indica i tre Paesi in cui ci sono maggiori potenzialità. Inoltre, permette di sapere qual è il potere di acquisto e la spesa media per quel tipo di prodotto in ciascuna nazione.
  3. L’andamento del Market Explorer di SEMrush. Questo strumento permette di capire chi sono i top player del mercato di riferimento e individuare nicchie di potenziali clienti. Esso mostra anche la quota di mercato dei propri competitor in ciascun Paese.

Una volta individuato il Paese su cui ci si intende muovere, occorre considerare la customer journey nella sua totalità. Fondamentale è identificare i trend di mercato, valutare l’azione dei competitor e comprendere i bisogni del target specifico per individuare la query di ricerca più diffusa.

Per far questo, è necessario considerare le cosiddette 4 C:

  • Compatibilità di strumenti e supporti rispetto al luogo di navigazione.
  • Contenuto di qualità e di valore per il target di riferimento.
  • Connessioni, ovvero la creazione di un legame con gli utenti di quel particolare Paese.
  • Cultura, cioè il contesto e gli usi dei nuovi utenti, a partire dalla lingua.

Rivolgendosi ad un nuovo pubblico, con abitudini ed lingue diverse, bisogna porre particolare attenzione alla traduzione dei testi del proprio sito. Più che tradurre, infatti, bisogna operare un lavoro di semantica. Sarebbe buona norma usare un madrelingua che, anziché tradurre letteralmente, interpreti il testo rispetto al contesto culturale di riferimento.

Nell’affacciarsi su nuovi mercati, si incappa spesso nella duplicazione dei contenuti da parte della concorrenza, che rischia di reindirizzare i nostri utenti su altri siti. Per ovviare a questo problema, si può controllare periodicamente che il nostro contenuto non sia stato copiato tramite Copyscape o altri plagiarism checker gratuiti.

Altro aspetto da considerare è la realizzazione di un corretto hreflang: indispensabile nella creazione di siti multilingua. Indica al motore di ricerca la lingua in cui deve apparire il sito in ciascun Paese. Per la Svizzera, ad esempio, sarà necessario specificare tre lingue diverse, una per ogni cantone. Negli Stati Uniti, invece, può essere utile indicare anche lo spagnolo latino come lingua di traduzione, considerata la massiccia presenza di sudamericani nel Paese.

Infine, bisogna valutare la corretta scelta del dominio del sito, per permettere a Google (o agli altri motori di ricerca) di leggere correttamente la pagina. Per siti internazionali, mai usare l’estensione .it – ma preferire il .com o le altre estensioni leggibili ovunque (come .net oppure .org).

Cina e Russia

Unica eccezione è la Cina, dove per essere visibili è necessario acquistare il dominio .cn. Inoltre, in Cina è necessario seguire un vero e proprio Internet Content Protocol, per avere l’approvazione dei propri contenuti da parte del governo cinese. Aspetto cruciale per sbarcare in Cina è l’indicizzazione corretta della pagina, meglio dedicargli molta attenzione. Infine, in questo Paese, più che in altri, è necessario lavorare simultaneamente su social network, marketplace e motori di ricerca. Ad esempio, i cinesi fanno un uso integrato di tutti questi strumenti.

Un’altra nazione su cui porre particolare attenzione è la Russia. Innanzitutto, in Russia vengono utilizzati in modo equivalente due motori di ricerca: google.ru e yandex.ru. Questo perché Google ha ancora qualche difficoltà nella traslitterazione in caratteri cirillici. Google è comunque il motore di ricerca più diffuso da mobile, essendo già installato sulla maggior parte degli smartphone. È conveniente quindi acquistare entrambi i domini. Riguardo all’aspetto e alla grafica del nostro sito, dobbiamo tenere ben presente la cultura del Paese in cui ci affacciamo. Infatti ciò che è considerato bello e armonico in Italia, non necessariamente lo sarà in Russia. Dobbiamo quindi adattare lo stile al contesto.

Conclusioni

Alla luce di quanto spiegato, appare evidente che il processo di internazionalizzazione di una strategia di digital marketing non è affatto banale. Richiede un’analisi del potenziale inespresso, delle tendenze del mercato estero e della competitività, oltre che uno studio approfondito per adeguare il linguaggio e gli strumenti a realtà differenti dalla nostra per lingue, usi e consumi.

Pronto a sbarcare su nuovi lidi? Se vuoi approfondire questo e altri temi, contattaci e valuteremo insieme la soluzione più adatta alle tue esigenze.

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